L’anima di un Paese nella sacralità delle sue tradizioni. Tradizioni tramandate di padre in figlio, rituali e gesti che si ripetono e si rinnovano nel tempo. La Transumanza, un legame a doppio filo tra uomo e natura che non è solo una migrazione di animali verso pascoli migliori ma è come un viaggio spirituale, un viaggio interiore che richiama un passato antico, una perenne lotta per la sopravvivenza fatta di fatica ma a nello stesso tempo è fatto di gesti semplici e "genuini", quasi un viaggio verso quella terra promessa da sempre desiderata. Un percorso spirituale alla ricerca di un passato che affonda le radici in tradizioni ancestrali, quelle che hanno accompagnato nei secoli l’essere umano. Un cammino introspettivo in un mondo in via di estinzione. Un’esperienza intensa, in mezzo ad una natura incontaminata e selvaggia, dove affiorano le emozioni più nascoste dell’anima, forti e difficili da spiegare. Un viaggio quasi primordiale, spogliati dal logorio del mondo reale. Un salto indietro nel tempo dentro quella civiltà agropastorale che tanto ha significato e tanto ancora significa in molte Regioni d’Italia. Un legame di complicità instaurato con una famiglia di mandriani, una decina tra giovani e veterani, che, da generazioni, rinnova il rito della transumanza, portando i bovini verso i pascoli del Monte Raga sull’Appennino calabrese. Un lavoro duro, faccia a faccia con i cambiamenti del presente e perennemente assoggettato alla ciclicità del tempo, in un continuo confronto tra progresso e tradizione. Una migrazione che si svolge in due periodi dell’anno, per garantire i pascoli migliori agli animali e la speranza di un futuro a questa gente. Circa un centinaio le mucche, tutte di razza podolica. Una razza dalle origini lontanissime, con una capacità di adattamento unica e in grado di camminare sui sentieri più impervi e scoscesi. Ogni partenza è carica di adrenalina, il fermento serpeggia nell’aria; le stesse vacche sanno quando arriva “l’ora”. Al calare del sole, avvolti dalla calura estiva, i mandriani inseguono il bestiame per metterlo in fila. Concitazione, fatica e gesti si mescolano alla polvere che esala sotto uno scalpitare fitto e continuo. Una carovana impaziente aspetta di muoversi ad un segnale. Molti i chilometri da fare attraverso antichi sentieri e tanti i borghi da attraversare. Pochissimi i momenti di riposo davanti al fuoco dei bivacchi rischiarati dalla luce biancastra della luna. Non si dorme quasi mai perché agli animali bastano pochissime ore di riposo. Un incedere lento e costante, scandito dal suono dei campanacci e accompagnato dall’odore fortissimo del bestiame che ti penetra le narici e non ti abbandona mai. Sotto il calore del sole, il vapore esala dai corpi e il cammino si trasforma in un unico affannato respiro. Le mucche più anziane guidano il lungo cordone, di uomini e bestie, insieme ai mandriani più esperti. Conoscono ogni angolo di quelle montagne. Da anni conducono le compagne verso la meta, aspettando pazientemente che tutta la mandria sia radunata lungo il percorso. Una passione per gli animali, quella di questi uomini, che è come una vocazione; un attaccamento alle origini che li lega a doppio filo con la loro terra. Una lotta, la loro, per la sopravvivenza. Una cura interiore per chi, come me, immerge i sensi in un rituale che si perde nella notte dei tempi e che,come un fotogramma rallentato, rievoca storia e tradizioni.
SILA - TRANSHUMANCE
The soul of a country in the sacredness of its traditions. Traditions that are handed down from father to son, rituals and gestures that are repeated and renewed over time. Transhumance, a two-way link between man and nature that is not just a migration of animals to better pastures but is like a spiritual journey, an interior journey that recalls an ancient past, a perennial struggle for survival that is made of fatigue but at the same time it is made of simple and "genuine" gestures, almost a journey towards that promised land that has always been desired. A spiritual journey in search of a past rooted in ancestral traditions, those that have accompanied the human being throughout the centuries. An introspective journey into an endangered world. An intense experience, surrounded by unspoiled and wild nature, where the most hidden emotions of the soul emerge, strong and difficult to explain. An almost primordial journey, stripped of the wear and tear of the real world. A jump back in time into that agropastoral civilization that has meant so much and still means in many regions of Italy. A bond of complicity established with a family of cowherds, a dozen young people and veterans, who, for generations, renews the ritual of transhumance, bringing the cattle to the pastures of Mount Raga on the Calabrian Apennines. Hard work, face to face with the changes of the present and perennially subjected to the cyclicity of time, in a continuous confrontation between progress and tradition. A migration that takes place in two periods of the year, to guarantee the best pastures for the animals and the hope of a future for these people. About a hundred cows, all of podolica breed. A race of animals with ancient origins, with a unique ability to adapt and able to walk on the most impervious and steep paths. Every departure is full of adrenaline, the ferment snakes in the air; the same cows know when "the hour" arrives. As the sun goes down, the cowherds wrapped in the summer heat, chase the cattle and line it up. Excitement, fatigue and gestures are mixed with the dust that rises with the constant pawing of the hooves of the cows. An impatient herd waits to move to a signal. Many kilometers to do through ancient paths and many villages to cross. Very few moments of rest before the fire of the bivouacs illuminated by the whitish light of the moon. You hardly ever sleep because the animals only need a few hours of rest. A slow and constant pace, marked by the sound of the bells and accompanied by the strong smell of the cattle that penetrates your nostrils and never leaves you. Under the heat of the sun, the steam exudes from the bodies and the path turns into a labored breath. Older cows drive the long cord, of men and beasts, along with the more experienced herdsmen. They know every corner of those mountains. For years they have been leading their companions towards the goal, waiting patiently for the whole herd to be gathered along the way. A passion for animals, that of these men, which is like a vocation; an attachment to the origins that binds them to their land. A struggle, theirs, for survival. An inner care for those who, like me, immerses the senses in a ritual that is lost in the mists of time and that, like a slowed frame, evokes history and traditions.