© Vito Finocchiaro

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Sicilia - CACCIA ALL’ULTIMO GUERRIERO – STORIE DI MARE

Quasi una caccia tribale, dove la preda viene individuata e selezionata prima di essere catturata con un semplice arpione. Gesti rapidi e decisi di un’antica tecnica sofisticata e complessa, basata sull'avvistamento e sulla minuziosa conoscenza del comportamento dell’animale. Un prelievo selettivo che salvaguarda la conservazione della specie. Un’eterna lotta per la sopravvivenza tra l’uomo e l’animale dove i protagonisti mettono in gioco forza e abilità. Cantata da Omero e praticata fin dai tempi dei Fenici, la caccia al pesce spada identifica ancora oggi l’anima dei pescatori dello Stretto di Messina.




Sicily - WARRIOR HUNTING – STORIES OF SEA AND MEN


Almost a tribal hunt, where the prey is identified and selected before being caught with a simple harpoon. Quick and decisive gestures of an ancient sophisticated and complex technique, based on sighting and meticulous knowledge of the behavior of the animal. A selective sample that safeguards the conservation of the species. An eternal struggle for survival between man and animal where the protagonists bring strength and skill into play. Sung by Homer and practiced since the time of the Phoenicians, swordfish hunting still identifies the soul of the fishermen of the Strait of Messina.



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Synthesis

A visual coverage, sought after in over ten years, of one of the most tangible examples of cultural and religious syncretism. The history, between folklore and religion, of a land with a primordial identity denied and whose current individuality is the result of the continuous metamorphoses caused by the dominations that took place on the island over the centuries. A "multiple" individuality, a troubled history, the Sicilian one, in whose essence we can clearly see the synthesis of the various cultures of the dominant foreign peoples. A work always guided by an ethical sense and by comparison; a journey aimed at recounting the various facets of Sicily through the productioependent visual relationships, of strong impact and capable of shaking opinions, for a positive social change far from stereotypes and preconceptions.



Synthesis

Una copertura visiva, ricercata in oltre dieci anni, di uno degli esempi più tangibili di sincretismo culturale e religioso. La storia, tra folklore e religione, di una terra con un'identità primordiale negata e la cui attuale individualità è il risultato delle continue metamorfosi causate dalle dominazioni che hanno avuto luogo sull'isola nei secoli. Un'individualità "multipla", una storia travagliata, quella siciliana, nella cui essenza si vede chiaramente la sintesi delle varie culture dei popoli stranieri dominanti. Un lavoro guidato sempre dal senso etico e dal confronto; un percorso mirato a raccontare le varie sfaccettature della Sicilia attraverso la produzione di relazioni visive indipendenti, di forte impatto e atte a scuotere le opinioni, per un cambiamento sociale positivo lontano da stereotipie e preconcetti.
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SPERANZA -  Viaggio a Lourdes

Un continuo spendersi per aiutare quanti si sono trovati davanti alle barriere della vita, divenendone una cura per l’anima ed il corpo. E’questo il lavoro dei volontari UNITALSI, la più importante organizzazione italiana per i pellegrinaggi di ammalati e diversamente abili. Con “SPERANZA - Viaggio a Lourdes” ho voluto capire e testimoniare cosa spinge i volontari ad affrontare dure fatiche e viaggi travagliati. Un percorso durante il quale qualcosa ha attirato costantemente la mia attenzione: il viso di quanti mi stavano intorno. Ho conosciuto uomini e donne, ragazzi e ragazze, che si occupavano di tutto, dall’assistenza sanitaria ai servizi di pulizia. Ho visto volontari che sono diventati occhi per chi occhi non aveva e gambe per chi era obbligato ad usare una sedia a rotelle. Ho visto medici, preti, avvocati, pensionati, insegnanti e suore spendersi completamente per la cura fisica e spirituale dei loro compagni di viaggio. Non ho potuto fare a meno di fissare lo sguardo di questa gente...i loro occhi erano appesantiti per il sonno mancato e per la fatica, ma nonostante tutto la gioia e l’entusiasmo trasparivano in ogni loro gesto. Ho cercato un’intimità con il loro pensiero. Mi è apparsa nella mente la risposta che cercavo: è la gioia provata nel trasformare le lacrime in sorrisi e il pensiero volto a diffondere il valore del dono e della persona. E’un grande lavoro di inclusione e di integrazione quello che avviene sul Treno Bianco e durante la permanenza a Lourdes. Tutte le persone sono uguali, ognuno con i propri bisogni, ma con gli stessi diritti di partecipazione ed autonomia. Il lavoro dei volontari garantisce l'inserimento di ognuno nella comunità, indipendentemente dalla presenza di elementi limitanti.


HOPE -  Journey to Lourdes

A continuous availability to others to help those who are facing the barriers of life, becoming a cure for the soul and the body. This is the work of the UNITALSI volunteers, the most important Italian organization for the pilgrimages of the sick and the disabled. With "SPERANZA - Viaggio a Lourdes" I wanted to understand and testify to what drives volunteers to face tough labors and troubled journeys. A path during which something has constantly attracted my attention: the faces of those around me. I met men and women, boys and girls, who took care of everything from health care to cleaning services. I saw volunteers who became eyes for those who did not have eyes and legs for those forced to use a wheelchair. I have seen doctors, priests, lawyers, pensioners, teachers and nuns spend completely on the physical and spiritual care of their traveling companions. I noticed the look of these people ... their eyes were burdened by the lack of sleep and fatigue, but despite all the joy and enthusiasm transpired in every gesture. I sought an intimacy with their thinking. The answer I was looking for appeared in my mind: it is the joy experienced in transforming tears into smiles and thoughts aimed at spreading the value of the gift and of the person. What happens on the White Train and during the stay in Lourdes is a great job of inclusion and integration. All people are equal, each with their own needs, but with the same rights of participation and autonomy. The work of the volunteers guarantees the inclusion of everyone in the community, regardless of the presence of limiting elements. 
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VALLE DELL'ETNA - Sebastiano e Giuseppe, 25 e 15 anni d’età, due fratelli che la Sicilia ce l’hanno nel sangue. L’amore per quest’isola brucia nelle loro vene come le lingue di lava che scendono lungo i fianchi dell’Etna, alle cui pendici vivono da quando sono nati. Entrambi spinti dalla vocazione per gli animali, hanno deciso di fare i pastori, portando avanti il mestiere del padre e del nonno in una terra tanto affascinante quanto crudele. Il contatto con la natura, il valore della tradizione, un legame che unisce a doppio filo questi due ragazzi con la loro isola. Quel legame che molti hanno perso. Un lavoro duro, fatto di sacrifici, che richiede tenacia, pazienza e molto spirito di adattamento.Sveglia alle cinque del mattino, mungitura, pascolo, produzione di formaggio, pulitura delle stalle e poi di nuovo mungitura. Ritmi lenti e faticosi, in spazi/campidove spesso non hanno l’autorizzazione. Un continuo confronto con la ciclicità della natura. Lunghe attese sotto il vento, la neve, la pioggia e scelte fatte solo in base alle esigenze degli animali. Sebi aiuta anche le pecore a partorire, lo ha imparato da suo padre. Mosse decise, sangue freddo; sa quanto siano importanti e decisivi i primi momenti del parto, ma sa anche qual è la sorte di molte piccole vite che aiuta a venire al mondo. Un amaro paradosso. Durante le lunghe ore del pascolo la fatica, il silenzio e la solitudine sono le uniche compagne di questi due fratelli. Il più giovane, Giuseppe, spesso porta con sé i libri e studia mentre guarda le pecore. Vuole riscattare un antico mestiere e la sua utilità sociale.


ETNA VALLEY - Sebastiano and Giuseppe, 25 and 15 years old, two brothers who have the land of Sicily in their blood. The love for this island burns in their veins like the lava tongues that descend along the sides of Mount Etna, to whose slopes they live since they were born.Both urged by the vocation for animals, they decided to be the shepherds, like their father and their grandfather in a land as fascinating as it was cruel. The contact with nature, the value of tradition, a bond that unites these two boys with their island. That attachment that many have lost. A hard work, made of sacrifices, which requires tenacity, patience and a lot of adaptability.Wake up at five in the morning, milking, grazing, cheese production, cleaning the stables and then milking again. Slow and tiring rhythms, in fields where they often Wake up at five in the morning, milking, grazing, cheese production, cleaning the stables and then milking again. Slow and tiring rhythms, in fields where they often haven't permission to graze sheep. A continuous comparison with the cyclicity of nature. Long waits under the wind, snow, rain and choices made only according to the needs of the animals. Sebastiano also helps the sheep to give birth, he learned it from his father. Decisive moves, cold blood; he knows how important and decisive the first moments of birth are, but he also knows what is the destiny of many little lives that helps to come into the world. A bitter paradox. During the long hours of grazing, fatigue, silence and solitude are the only companions of these two brothers.The youngest, Giuseppe, often brings books and studies while watching the sheep. He wants to redeem an ancient profession and its social utility.
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L’ETNA, A MUNTAGNA – TRA MITO, LEGGENDA E REALTA’

Il vulcano Etna, A Muntagna come la chiamano le sue Genti, è un concentrato di miti, leggende ed intrecci culturali e anche una grande testimonianza di natura antropologica, nonchè oggetto di interesse scientifico e speleologico. Aurore e crepuscoli avvolgono la sua essenza con un gioco di luci e ombre, creando contrasti forti e delicati al contempo e investono fantasia e psiche dando vita ad immagini surreali e sfuggenti. Fin dalla notte dei tempi ha ammaliato gli uomini, avidi di scoprirne i suoi più intimi meandri e la sua misteriosa bellezza, alla ricerca di quel legame tra realtà e immaginario come viaggio introspettivo dentro l’anima. Tra le sue viscere vengono collocate, sin dalla notte dei tempi, presenze oscure e sfuggenti, divinità occulte, giganti, maghi, fate e briganti. Il silenzio delle sue notti viene spesso squarciato dal faticoso ansimare di Efesto, che tra le buie cavità delle grotte forgia il ferro facendo innalzare al cielo lapilli di lava rossi e caldi come il sangue. Dentro alle sue orrifiche grotte, il terribile Gigante Encelado, che in quell’Inferno fu confinato per aver oltraggiato gli Dei dell’Olimpo, spalanca le fauci mostrando aguzzi “denti di cane” e nell’oscurità lamenta il suo eterno tormento per la punizione ricevuta. Il suo respiro infuocato attraversa i meandri più profondi del Vulcano, investendo e travolgendo quanto si presenta dinanzi a quella dolorosa rabbia e risale fino alla vetta dove, sgorgando come un fiotto di sangue, tinge i fianchi della Muntagna e si espande lentamente sul suolo dell’isola. Vetri che vibrano, tremori nel cuore della notte penetrano i pensieri, boati che squarciano il silenzio e non danno pace, bagliori di fuoco che si stagliano nel cielo, spettacolari nubi di gas, piogge di sabbia, fiumi infernali di fuoco... uno scenario apocalittico, si potrebbe dire... ma per chi è nato e cresciuto ai piedi di un vulcano tutto ciò è quasi una paradossale routine. Una “strana” simbiosi, quella dell’Etna con le sue genti. Non c’è un solo giorno che non si alzi lo sguardo verso il cielo perché qui, da un momento all’altro, tutto può accadere. Da un momento all’altro potrebbe spezzarsi un equilibrio e con sgomento si può solo assistere all’immensa e devastante forza di colei che, da sempre, inconsapevole, domina su questi luoghi, segnandone e modellandone il destino. Una forza brutale che non perdona, quella del vulcano, come una Furia che colpisce la sua vittima e che nel 1928 devastò il paese di Mascali, l’unico ad essere completamente distrutto dalla lava negli ultimi 330 anni. Un luogo unico al mondo è questa terra; una terra complessa, fatta di aspetti contrastanti, dove la natura è severa ma anche benigna. Un territorio che, pur sembrando immobile, suscita la percezione che qualcosa covi sempre sotto la cenere della grande Muntagna, pronta ad esplodere in tutte le sue più diverse e seducenti manifestazioni. Il 21 giugno del 2013 l’UNESCO, ha inserito il Monte Etna nell'elenco dei beni costituenti il Patrimonio dell’umanità.


ETNA, A MUNTAGNA - BETWEEN MYTH, LEGEND AND REALITY

The volcano Etna, in Muntagna as its people call it, is a concentration of myths, legends and cultural plots and also a great testimony of an anthropological nature, as well as an object of scientific and speleological interest. Auroras and twilight envelop its essence with a play of light and shadows, creating strong and delicate contrasts at the same time and investing imagination and psyche, giving life to surreal and elusive images. Since the dawn of time it has bewitched men, eager to discover its most intimate meanders and its mysterious beauty, in search of that link between reality and the imaginary as an introspective journey into the soul. Between its bowels are placed, since the dawn of time, obscure and elusive presences, occult divinities, giants, magicians, fairies and brigands. The silence of its nights is often pierced by the tiring panting of Hephaestus, who forges the iron between the dark cavities of the caves by raising red and hot lava as blood. Inside its horrifying caves, the terrible Giant Enceladus, who in that Inferno was confined for having outraged the Gods of Olympus, opens his jaws showing pointed "dog teeth" and in the darkness he laments his eternal torment for the punishment received . His fiery breath crosses the deepest meanders of the Volcano, investing and overwhelming what appears before that painful rage and goes back up to the summit where, gushing like a gush of blood, it dyes the sides of the Muntagna and slowly expands on the soil of the island. Vibrating glasses, tremors in the middle of the night penetrate thoughts, roaring that pierces the silence and does not give peace, flashes of fire that stand out in the sky, spectacular clouds of gas, rains of sand, infernal rivers of fire ... a scenario apocalyptic, one might say ... but for those born and raised at the foot of a volcano, this is almost a paradoxical routine. A "strange" symbiosis, that of Etna with its people. There is not a single day that you do not look up to the sky because here, from one moment to another, anything can happen. From one moment to the other a balance could break and with dismay one can only witness the immense and devastating force of the one who, always unconscious, dominates these places, marking and shaping their destiny. A brutal force that does not forgive, that of the volcano, like a Furia that hits its victim and that in 1928 devastated the town of Mascali, the only one to be completely destroyed by lava in the last 330 years. A unique place in the world is this land; a complex land, made up of contrasting aspects, where nature is severe but also benign. A territory that, although it seems immobile, gives rise to the perception that something is always hidden under the ashes of the great Muntagna, ready to explode in all its most diverse and seductive manifestations. On June 21, 2013, UNESCO included Mount Etna in the list of properties constituting the World Heritage.





TRANSHUMANCE image
SILA - LA TRANSUMANZA

L’anima di un Paese nella sacralità delle sue tradizioni.
Tradizioni tramandate di padre in figlio, rituali e gesti che si ripetono e si rinnovano nel tempo. La Transumanza, un legame a doppio filo tra uomo e natura che non è solo una migrazione di animali verso pascoli migliori ma è come un viaggio spirituale, un viaggio interiore che richiama un passato antico, una perenne lotta per la sopravvivenza fatta di fatica ma a nello stesso tempo è fatto di gesti semplici e "genuini", quasi un viaggio verso quella terra promessa da sempre desiderata.
Un percorso spirituale alla ricerca di un passato che affonda le radici in tradizioni ancestrali, quelle che hanno accompagnato nei secoli l’essere umano. Un cammino introspettivo in un mondo in via di estinzione. Un’esperienza intensa, in mezzo ad una natura incontaminata e selvaggia, dove affiorano le emozioni più nascoste dell’anima, forti e difficili da spiegare. Un viaggio quasi primordiale, spogliati dal logorio del mondo reale. Un salto indietro nel tempo dentro quella civiltà agropastorale che tanto ha significato e tanto ancora significa in molte Regioni d’Italia. Un legame di complicità instaurato con una famiglia di mandriani, una decina tra giovani e veterani, che, da generazioni, rinnova il rito della transumanza, portando i bovini verso i pascoli del Monte Raga sull’Appennino calabrese. Un lavoro duro, faccia a faccia con i cambiamenti del presente e perennemente assoggettato alla ciclicità del tempo, in un continuo confronto tra progresso e tradizione. Una migrazione che si svolge in due periodi dell’anno, per garantire i pascoli migliori agli animali e la speranza di un futuro a questa gente. Circa un centinaio le mucche, tutte di razza podolica. Una razza dalle origini lontanissime, con una capacità di adattamento unica e in grado di camminare sui sentieri più impervi e scoscesi. Ogni partenza è carica di adrenalina, il fermento serpeggia nell’aria; le stesse vacche sanno quando arriva “l’ora”. Al calare del sole, avvolti dalla calura estiva, i mandriani inseguono il bestiame per metterlo in fila. Concitazione, fatica e gesti si mescolano alla polvere che esala sotto uno scalpitare fitto e continuo. Una carovana impaziente aspetta di muoversi ad un segnale. Molti i chilometri da fare attraverso antichi sentieri e tanti i borghi da attraversare. Pochissimi i momenti di riposo davanti al fuoco dei bivacchi rischiarati dalla luce biancastra della luna. Non si dorme quasi mai perché agli animali bastano pochissime ore di riposo. Un incedere lento e costante, scandito dal suono dei campanacci e accompagnato dall’odore fortissimo del bestiame che ti penetra le narici e non ti abbandona mai. Sotto il calore del sole, il vapore esala dai corpi e il cammino si trasforma in un unico affannato respiro. Le mucche più anziane guidano il lungo cordone, di uomini e bestie, insieme ai mandriani più esperti. Conoscono ogni angolo di quelle montagne. Da anni conducono le compagne verso la meta, aspettando pazientemente che tutta la mandria sia radunata lungo il percorso. Una passione per gli animali, quella di questi uomini, che è come una vocazione; un attaccamento alle origini che li lega a doppio filo con la loro terra. Una lotta, la loro, per la sopravvivenza. Una cura interiore per chi, come me, immerge i sensi in un rituale che si perde nella notte dei tempi e che,come un fotogramma rallentato, rievoca storia e tradizioni.


SILA - TRANSHUMANCE

The soul of a country in the sacredness of its traditions.
Traditions that are handed down from father to son, rituals and gestures that are repeated and renewed over time. Transhumance, a two-way link between man and nature that is not just a migration of animals to better pastures but is like a spiritual journey, an interior journey that recalls an ancient past, a perennial struggle for survival that is made of fatigue but at the same time it is made of simple and "genuine" gestures, almost a journey towards that promised land that has always been desired.
A spiritual journey in search of a past rooted in ancestral traditions, those that have accompanied the human being throughout the centuries. An introspective journey into an endangered world. An intense experience, surrounded by unspoiled and wild nature, where the most hidden emotions of the soul emerge, strong and difficult to explain. An almost primordial journey, stripped of the wear and tear of the real world. A jump back in time into that agropastoral civilization that has meant so much and still means in many regions of Italy. A bond of complicity established with a family of cowherds, a dozen young people and veterans, who, for generations, renews the ritual of transhumance, bringing the cattle to the pastures of Mount Raga on the Calabrian Apennines. Hard work, face to face with the changes of the present and perennially subjected to the cyclicity of time, in a continuous confrontation between progress and tradition. A migration that takes place in two periods of the year, to guarantee the best pastures for the animals and the hope of a future for these people. About a hundred cows, all of podolica breed. A race of animals with ancient origins, with a unique ability to adapt and able to walk on the most impervious and steep paths. Every departure is full of adrenaline, the ferment snakes in the air; the same cows know when "the hour" arrives. As the sun goes down, the cowherds wrapped in the summer heat, chase the cattle and line it up. Excitement, fatigue and gestures are mixed with the dust that rises with the constant pawing of the hooves of the cows. An impatient herd waits to move to a signal. Many kilometers to do through ancient paths and many villages to cross. Very few moments of rest before the fire of the bivouacs illuminated by the whitish light of the moon. You hardly ever sleep because the animals only need a few hours of rest. A slow and constant pace, marked by the sound of the bells and accompanied by the strong smell of the cattle that penetrates your nostrils and never leaves you. Under the heat of the sun, the steam exudes from the bodies and the path turns into a labored breath. Older cows drive the long cord, of men and beasts, along with the more experienced herdsmen. They know every corner of those mountains. For years they have been leading their companions towards the goal, waiting patiently for the whole herd to be gathered along the way. A passion for animals, that of these men, which is like a vocation; an attachment to the origins that binds them to their land. A struggle, theirs, for survival. An inner care for those who, like me, immerses the senses in a ritual that is lost in the mists of time and that, like a slowed frame, evokes history and traditions.
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El BLOQUEO
Il “Paradiso” dell’Embargo

Novembre 2014. Un viaggio nel Paradiso delle contraddizioni. Una documentazione per mostrare l’altra faccia di Cuba, quella della cruda e amara realtà vissuta dal popolo cubano in oltre cinquant’anni di Embargo. I sostenitori dicono che l'embargo sia stato un provvedimento motivato contro un governo oppressivo e spina nel fianco di Washington. I critici lo hanno giudicano semplicemente una politica fallimentare che ha colpito il popolo e non il governo. Una realtà spesso disattesa e soffocata, che il mondo poco conosce, abbagliato solamente dall’altra faccia della medaglia, quella turistica. Un quasi Paradiso che non è facile da descrivere, perché 'Cuba se paga en alma'. Sì, perché quando chiudi gli occhi e ti lasci trasportare dai sensi, Cuba la puoi sentire ancora mentre ti sfiora, ti abbraccia, ti accoglie e ti sorride, ma poi all’improvviso come una coltellata la senti che ti sbatte in faccia la sua cruda realtà.
Lo sfarzo turistico si dirada mentre si attraversano i vicoli e l’Avana, vecchia ed elegante signora, mostra l’altro suo volto, quello che è in stato di completo abbandono. Uno stato di abbandono fatto di ruderi, di vecchi palazzi fatiscenti dalla vernice scrostata, di strade polverose con voragini e pozzanghere, case senza porte e senza finestre dove è assurdo il pensiero che qualcuno possa viverci finché non vedi i panni stesi.
A Cuba ci sono i ricchi e poi ci sono i cubani poverissimi. Un dualismo che si piazza davanti agli occhi ovunque. Ci sono i senzatetto, i mendicanti, quelli che rovistano nei bidoni della spazzatura. E poi c’è la doppia moneta che ha allargato ancora di più il divario tra le classi sociali. Chi è nato fortunato e guadagna in CUC vive dignitosamente; chi sta dall’alta parte e guadagna in moneda nacional, dal valore bassissimo, a stento riesce a sopravvivere. E allora ognuno è costretto ad arrangiarsi sottobanco per racimolare qualche moneta in più.
Le finestre aperte al piano terra di molti fabbricati mostrano merci di vario genere. In realtà non sono negozi ma abitazioni. Così se vuoi comprare qualcosa non devi fare altro che chiamare la padrona di casa, che nel frattempo guarda la tv o cucina. Due assurdi mondi paralleli…da una parte c’è l’economia ufficiale regolata dalle leggi rigidissime dello Stato, dall’altra parte c’è l’economia clandestina che è un liberismo puro. Non ci sono leggi, niente diritti per i lavoratori, niente sicurezza, nessun controllo sulle discriminazioni, nessuno stipendio minimo, nessun controllo su prezzi e qualità. Pochi beni alimentari, cucina frugale. Anche comprare un cappellino, un paio di jeans o una maglietta per i cubani ha il costo di uno stipendio mensile.
Poi c’è la sanità, che è scadente, se paragonata ai livelli europei o occidentali, ma all’altezza comunque della situazione isolana, dove fra l’altro è alto il tasso di incidenza dei tumori con in testa l’Avana, classificata come una delle città più inquinate al mondo. All’Avana non si respira. Le affascinanti macchine anni Cinquanta che smarmittano tutto il giorno fumi neri e densi lasciano una coltre di nebbia. Così dopo un po’ i tossisci cominciano a bruciarti gli occhi e ad invaderti i polmoni.
Ovunque, a Cuba, è onnipresente il passato; il presente invece è quasi completamente ignorato e il futuro non esiste proprio.
Le scuole appaiono quasi belle, decadenti ma vive. Se chiedi alle direttrici di entrare ti fanno entrare e vieni circondato, immediatamente, da tanti studenti curiosi che ti fanno mille domande. L’analfabetismo è però quasi inesistente.
Per le strade vedi gente che cammina senza una meta precisa, che lavora, che aspetta una mancia o che semplicemente sta seduta sul marciapiede a guardare la vita che inesorabilmente gli scorre davanti.
Accanto agli alberghi di lusso e alle antiche case coloniali si trovano i quartieri periferici dimenticati. Gli spazi sono stretti; le baracche di legno, vicine le une alle altre, lasciano passare a stento i raggi del sole in stanze dove l’essenziale si contrappone al lusso dei vicini quartieri turistici. Attraverso le porte sempre aperte vedi le donne che lavano i pavimenti, i bimbi scalzi che giocano nelle misere stanze e vedi anche chi si prostituisce sotto agli occhi dei mariti consenzienti. Negli angoli si gioca a dadi e strani personaggi attendono di essere fotografati per un soldo in più.
Quando arriva il pomeriggio e i colori del tramonto calano sull’isola puoi vedere i ragazzi giocare spensierati e ignari sulla spiaggia della Baia dei porci. Capisci allora che qui quello che conta è l’essenziale. Un semplice aquilone arrangiato, diventa qui un oggetto prezioso. Legato alla sua cordicella accarezza il cielo, quello stesso cielo che il 17 aprile del 1961 vide l’invasione di questa Baia ad opera di 1.453 esuli cubani che avevano lo scopo di rovesciare il regime di Fidel Castro. L’invasione durò solo due giorni e si rivelò un fallimento per i ribelli, che vennero sconfitti e in parte catturati dalle truppe di Castro. Negli occhi di quei ragazzi non c’è storia, ma non c’è neanche speranza.
Più attraversi Cuba, più ti rendi conto di qual è realtà di questo popolo, di quali sono i veri attimi di vita di questa gente. Quello che succede in questo angolo di mondo lo leggi negli occhi persi e tristi delle ragazze che si offrono ai turisti per sopravvivere o mentre decidi di salire, alle quattro del mattino, sul tren de Hershey che collega l’Avana a Matanzas. In realtà è solo un ammasso di ferraglia che i cubani chiamano treno. Un viaggio fatto nel buio, un percorso dietro al quale esiste la pura essenza di questa terra, la sua realtà nuda e cruda. Seduti in una carrozza sporca e maleodorante, dentro un vagone dei primi del Novecento, consumato ormai da migliaia di chilometri. Il macchinista silenzioso rimane per tutto il tragitto con la porta aperta. Armeggia con le leve ponendo attenzione alla strada. Si passa a bruciapelo tra le case, dove detriti di cemento e silos prendono il posto dei fiori e delle staccionate di legno.
La musica fa da contorno a tutto questo. Gruppi di suonatori, molto spesso anziani, seduti sui marciapiedi rievocano i successi cubani, che raccontano semplici momenti di vita, storie d’amore o di rivoluzione. Uomini sempre sorridenti e fieri di quella musica antica e intramontabile.
Un luogo fuori dal tempo. Gente, volti, sguardi, occhi che ti penetrano nell’anima. Si rimane sospesi tra cielo e terra mentre un lampo attraversa i pensieri e ti realizza qual è la vera magia di quest’isola: la semplice essenzialità. La loro vita, così diversa dalla nostra, perennemente in lotta con una quotidianità fatta di rinunce, di un doversi arrangiare, di un dover dividere il poco con tutti, di fare il tutto con il niente. Una vita, quella del popolo cubano, che sembra illogicamente serena. Un popolo che nonostante tutto è sopravvissuto al più lungo embargo della storia dell'umanità in epoca moderna.



El BLOQUEO
Embargo's Paradise

November 2014. A journey in the Paradise of contradictions. My documentation to show the other side of Cuba, that of the raw and bitter reality experienced by the Cuban people in over fifty years of Embargo. Proponents say the embargo was a motivated provision against an oppressive government and thorn in Washington's side. The critics have simply considered it a bankruptcy policy that has hit the people and not the government. A reality often disregarded and stifled, that the world little knows, fascinated only by the other side of the coin, the tourist one. A kind of Paradise that is not easy to describe, because when you close your eyes and you let yourself be carried away by the senses, you feel it while it touches you, embraces you, welcomes you and smiles, but then suddenly, like a stab, it shows you its harsh reality.
Touristic luxury disappears as you cross the alleys and Havana City shows its other face, the one that is in a state of complete abandonment. A state of neglect made of ruins, old dilapidated buildings with peeling paint, dusty streets with chasms and puddles, houses without doors and without windows where it is absurd to think that someone can live there until you see the clothes hanging.
On island there are the rich and then there are the very poor Cubans. A dualism that stands before the eyes everywhere. There are the homeless, the beggars, those who rummage in garbage cans. And then there is the double currency that has widened even further the gap between the social classes. Cubans earning CUC live in dignity; those who earn with the moneda nacional can barely survive. And then everyone is forced to scrape some more coins.
The windows open on the ground floor of many buildings show goods of various kinds. In reality they are not shops but homes. So if you want to buy something you have to call the landlady, who in the meantime is watching TV or cooking. Two absurd parallel worlds ... on the one hand there is the official economy regulated by the rigid laws of the state, on the other side there is the underground economy that is a pure liberalism. There are no laws, no rights for workers, no security, no control over discrimination, no minimum salary, no control over prices and quality. Few food goods, frugal cuisine. Even buying a hat, jeans or a t-shirt for the Cubans costs a monthly salary.
Then there is the health, which is poor, compared to the European or Western levels, but manages to cover the problems of the island, where among other things is high the number of cancer patients with head in Havana, classified as one of the most polluted cities in the world. You cannot breathe in Havana. The fascinating Fifties machines, which emit black and thick fumes all day long, create a blanket of fog. So after a while the smog begins to burn your eyes and invade your lungs. Everywhere, in Cuba, the past is omnipresent; the present is almost completely ignored and the future does not exist.
Schools appear almost beautiful, decadent but alive. If you ask the Chief to enter she will let you in and be surrounded, immediately, by many curious students who ask you a thousand questions. Illiteracy is however almost non-existent.
On the streets you see people walking without a precise destination, working, waiting for a tip or simply sitting on the sidewalk to watch life inexorably running before them.
Next to the luxury hotels and the old colonial houses are the forgotten suburbs. The spaces are tight; the wooden shacks, close to each other, barely let the sun's rays pass in rooms where the essential is opposed to the luxury of the nearby tourist quarters. Through the doors always open see the women who wash the floors, the barefoot children playing in the poor rooms and also see the women who make prostitutes near the consenting husbands. In the corners the boys play dice and strange characters wait to be photographed for some more coins.
When the afternoon comes and the colors of the sunset fall on the island you can see the carefree and unsuspecting boys playing on the Bay of Pigs beach. You understand then that here what matters is the essential. A simple arranged kite becomes a precious object here. Tied to his rope caresses the sky, the same sky that April 17, 1961 saw the invasion of this Bay by 1,453 Cuban exiles who had the aim of overthrowing the regime of Fidel Castro. The invasion lasted only two days and proved to be a failure for the rebels, who were defeated and partly captured by Castro's troops. There is no story in those boys' eyes, but there is no hope either.
Crossing Cuba, you realize what is the reality of this people, what are the real moments of life of these people. What happens in this corner of the world reads him in the lost and sad eyes of the girls who offer their bodies to the tourists to survive or while you decide to climb, at four in the morning, on the tren de Hershey connecting Havana to Matanzas. In reality it is only a cluster of scrap metal that the Cubans call a train. A journey made in the dark, a path behind which there is the pure essence of this land, its bare and raw reality. Sitting in a dirty and foul-smelling carriage, inside a wagon of the early twentieth century, consumed by thousands of miles. The silent driver stays all the way with the door open. Tinker with levers paying attention to the road. It passes point-blank between the houses, where cement debris and silos take the place of flowers and wooden fences.
Music surrounds all this. Groups of players, very often elderly, sitting on the sidewalks recall the Cuban successes, which tell simple moments of life, stories of love or revolution. Men always smiling and proud of that ancient and timeless music.
A place out of time. People, faces, looks, eyes that penetrate your soul. You remain suspended between heaven and earth while a flash runs through the thoughts and realizes what is the true magic of this island: the simple essentiality. Their life, so different from ours, perpetually struggling with a daily life made of sacrifices, of having to arrange, of having to share the little with everyone, to do everything with nothing. A life, that of the Cuban people, that seems illogically serene. A people that despite all has survived the longest embargo in the history of mankind in modern times.
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EFFETTI COLLATERALI

La solitudine, un aspetto che accomuna ogni essere umano. Ogni uomo, infatti, durante la propria esistenza, si è confrontato con questo stato emotivo che pone l’individuo in una condizione di totale nudità di fronte a sè stesso e alle proprie debolezze.
Recenti statistiche rivelano che quasi 4 milioni di italiani e il 20% della popolazione mondiale vive questo stato. Uno stato che può influenzare in maniera irreversibile tutti gli aspetti che riguardano la salute di un individuo, dall’area cognitiva all’area comportamentale.
La maggior parte delle forme di isolamento subito viene vissuto in maniera talmente angosciante da innescare gravi stati depressivi. Chi vive in questo stato di cose, spesso, si rifugia nell’alcool, nelle droghe e nelle sigarette e tende a chiudersi in sè stesso creando una sorta di circolo vizioso che ne compromette gravemente lo stato fisico e psichico.
Secondo alcuni ricercatori dell’Università della California ci sarebbe un vero legame biologico tra il cattivo stato di salute e la solitudine di un individuo e inciderebbe di almeno il 50% sui rischi di mortalità precoce rispetto a chi vive una vita sociale considerata normale.
Ho seguito e documentato per più di anno la vita claustrofobica di Alfio, 36 anni, il suo isolamento, il suo dolore. Ho vissuto lo stato di degrado della sua casa. Ho visto la depressione impadronirsi pian piano dei suoi pensieri. Ho visto il suo rifugiarsi nell’alcool e nelle droghe. Ho ascoltato il suo pianto silenzioso nel buio di una stanza fredda.



SIDE EFFECTS

Loneliness, an aspect that unites every human being. Every man, in fact, during his existence, has been confronted with this emotional state that places the individual in a state of total nakedness in front of himself and his own weaknesses.
Recent statistics reveal that almost 4 million Italians and 20% of the world population live this state. A state that can irreversibly influence all the aspects concerning the health of an individual, from the cognitive area to the behavioral area.
Most forms of isolation are immediately experienced in such a distressing way as to trigger serious depressive states. Those who live in this state of things often take refuge in alcohol, drugs and cigarettes and tend to shut themselves up in a sort of vicious circle that seriously compromises their physical and mental state.
According to some researchers at the University of California there would be a real biological link between the bad health and the loneliness of an individual and would affect at least 50% of the risks of early mortality compared to those who live a social life considered normal.
I have followed and documented Alfio's 36-year-old claustrophobic life, his isolation and his pain. I experienced the degradation of his home. I saw the depression slowly take over his thoughts. I saw her take refuge in alcohol and drugs. I listened to her silent cry in the darkness of a cold room.

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COME LA FENICE

Ogni anno la terra attorno alla nostra Muntagna, ma non solo, brucia con un bilancio dei danni pesantissimo. Il Parco dell’Etna viene deturpato dagli incendi. Una triste realtà che il più delle volte è di matrice dolosa. Focolai appiccati nei giorni più caldi e ventosi in mezzo alle sterpaglie propagano le fiamme ovunque e lasciano una desolazione straziante. Centinaia di ettari di ginestreto, lecceto e castagneto secolari vengono inghiottiti dal fuoco. Quando una pianta brucia apre una ferita sulla terra e ne mette a nudo il cuore. Il silenzio dei luoghi viene annientato dal cupo crepitare del fuoco che lancia in aria miriadi di scintille e sparge intorno una pioggia di tizzoni fiammeggianti. Come un viscido serpente il fuoco striscia e si aggroviglia, spogliando le aspre rocce e dilaniando la corteccia degli alberi che come corpi agonizzanti lentamente muoiono. Con le mie immagini ho voluto documentare lo scempio di quello che è un simbolo del nostro Vulcano: la Ginestra. Una pianta nella sua struttura quasi insignificante, ma che per il popolo celtico era il simbolo del sole e per noi è essenza di sicilianità, di Mediterraneo, con i suoi fiori che colorano e inebriano le immense distese nere delle nostre sciare. Ho voluto fotografare i “corpi” neri e ancora fumanti delle ginestre arse dai roghi, ne ho voluto cogliere l’essenza, l’agonia, il dolore, ma, allo stesso tempo, ho voluto farle rinascere dando loro nuove forme. Ho mutato la loro sorte facendole rinascere attraverso linee, forme e spazi. Le ho trasformate in figure astratte, le cui trame esulano da una rappresentazione oggettiva della vita reale e stimolano la fantasia di ognuno nell’elaborazione di contenuti soggettivi.



PHOENIX

Every year the earth around our Muntagna burns with a very heavy damage balance. The Etna Park is defaced by fires. A sad reality that is most often caused by man. Fires set in the hottest and windy days in the midst of the scrubland spread flames everywhere and leave a harrowing desolation. Hundreds of hectares of brooms, oak trees and ancient chestnut trees are swallowed by the fire. When a plant burns it opens a wound on the earth and reveals its heart. The silence of the place is annihilated by the dark crackling of the fire that launches into the air a myriad of sparks and spreads around a shower of flaming embers. Like a slimy snake, the fire crawls and tangles, stripping the rough rocks and tearing the bark of the trees that slowly die as agonizing bodies. With my images I wanted to document the havoc of what is a symbol of our Volcano: the Ginestra. A plant in its almost insignificant structure, but which for the Celtic people was the symbol of the sun and for us it is the essence of Sicily, of the Mediterranean, with its flowers that color and perfume the immense black expanses of our lavas. I wanted to photograph the black and still smoking "bodies" of the Broom burned by the fires, I wanted to capture the essence, the agony, the pain, but at the same time, I wanted to make them reborn giving them new forms. I have changed their fate making them reborn through lines, shapes and spaces. I have transformed them into abstract figures, whose plots go beyond an objective representation of real life and stimulate everyone's imagination in the development of subjective content.


LA LINEA ROSSA,  un viaggio nella Storia image
A Novant’anni di distanza, “La Linea Rossa. Un viaggio nella storia”, ripercorre i giorni di quella che fu una delle eruzioni più distruttive dell'Etna degli ultimi secoli. Un dialogo tra immagini, dell’epoca e di oggi, che vuole far rivivere uno dei momenti più tristi e drammatici della storia del nostro territorio...
Un salto indietro nel tempo, dove i colori investono i sensi e riportano alla mente sentimenti e sensazioni. Un tempo dove fede e speranza hanno accompagnato i giorni più tragici di due Comunità, il cui destino è stato accomunato da una fatale Linea Rossa. Una rievocazione di stati d’animo, caos, concitazione e parole che risuonano nella mente .... Una lingua di fuoco che, a distanza di poco tempo, ha risparmiato un paese e ne ha travolto completamente un altro. Un’orrifica linea... una ferita che ha segnato e cambiato per sempre la storia di Mascali …
E’ nella notte tra il 2 e il 3 di Novembre che, intorno alle 2.30 circa, si apre una bocca eruttiva a quota 1850 metri a Nord del Rifugio Citelli, dalla quale fuoriesce un impetuoso fiume di lava che si incanala nel Torrente Magazzeni e si dirige verso il Comune di Sant’Alfio. Tra lo sgomento e il terrore, la popolazione si affida alla protezione dei suoi tre Santi Patroni. In balia delle intemperie e della forza brutale del vulcano, una folla di pellegrini in lacrime porta le reliquie dei Santi in processione e si inginocchia davanti a quella lingua di brace che sta per divorare ogni cosa. Un boato scuote le viscere della terra. La gente fugge atterrita. Il cielo si tinge di rosso...sembra un’Apocalisse. Sotto una pioggia di acqua, fango e sassi ognuno tenta la fuga da quello che sembra un destino segnato, abbandonando ogni cosa. Le mani del Cristo, nella vecchia sagrestia...un monito contro la furia del Vulcano...
Improvvisamente la lava arresta il suo cammino.
Si grida al miracolo.
Un perenne ringraziamento per il pericolo scampato...
 
Sono le 21.00 circa del 4 Novembre, si apre una nuova frattura ad una quota tra 1200 e 1400 metri, che raggiunge la zona di Ripa della Naca. Un fiume orrifico si dirige verso Mascali. Il paesaggio assume contorni lunari ed infernali. Il paese, ignaro, si prepara a festeggiare il suo Patrono...non sa, però, che il suo destino è già segnato. L’impetuosa e distruttiva discesa non si arresta… Un flusso, rosso e caldo come il sangue, si insinua lentamente ovunque. Un’agonia dolorosa. Il fronte lavico travolge decine di stabilimenti, seppellisce agrumeti, sgretola e inghiotte le case...Svaniscono i sacrifici di una vita; ognuno tenta di salvare piccoli frammenti del proprio passato... E’ il 6 di Novembre, il giorno di San Leonardo. Paura e rabbia si impossessano della Gente che si inginocchia con speranza davanti a quella mostruosità che avanza. L’Etna resta sorda...LA LINEA ROSSA non si ferma. L’intero abitato viene completamente distrutto sotto gli occhi impietriti della popolazione. Le campane suonano l’ultimo rintocco a morte... La città viene sepolta insieme ai suoi ricordi.
Sono passati novant’anni da quella fatidica data che ha segnato per sempre la storia del territorio siciliano. Una data che è sempre rimasta scolpita nella mia anima…Un giorno che è impresso dentro di me da quando rivivevo, nel racconto dei miei nonni, la triste sorte toccata al loro paese. Le  parole e gli occhi velati da un dolore mai placato, hanno continuato a penetrarmi la mente per anni, suscitando in me un miscuglio di emozioni forti, dolorose, miste a curiosità e interesse, che mi hanno spinto a voler ripercorrere, attraverso le immagini, quanto accaduto alla mia famiglia, alla mia gente e alla mia terra in quei fatali giorni del Novembre 1928….
THE INCAS' SACRED VALLEY image
LE SALINE DI MARAS  - Valle Sacra Perù

Valle Sacra del Perù, 50 km circa da Cuzco, 3300 m.s.m.
Le saline di Maras sono un complesso sistema di estrazione del sale la cui storia risale all’epoca Inca, orientativamente a partire dal 200 dopo Cristo. La caratteristica più affascinante di questo luogo è che nonostante l’altitudine si tratta comunque di un sale marino.
Circa 3.000 pozze, ognuna delle quali grande circa quattro metri quadri e profonda 30 centimetri. L’acqua salina, che esce da un bacino situato sotto il villaggio, viene dirottata verso le altre pozze attraverso un complesso sistema idraulico che testimonia la conoscenza tecnologica degli Inca.
Per effetto del sole e del clima, l’acqua evapora, lasciando sulla superficie il sale cristallizzato. La vista che si apre agli occhi è spettacolare. Un paesaggio quasi lunare. La sua particolare colorazione rosa deriva dall’elevata concentrazione di minerali e oligoelementi, come il ferro e il rame. Come una tavolozza di colori degradanti dall'ocra al bianco, secondo i diversi stadi della raccolta del sale.
La comunità di Maras lavora ancora basandosi sulle tradizioni dei tempi antichi, precedenti all'epoca Inca.
Le saline sono proprietà delle famiglie, che si organizzano distribuendosi le pozze in base ai bisogni di ognuno e al numero di persone che le compongono. Il sale di Maras è venduto nei mercati della Valle Sacra, direttamente dagli abitanti del luogo.



MARAS SALT - Sacred Valley Peru

Sacred Valley, Peru, about 50 kilometres far from Cusco, 3300 meters above the sea level.
Maras’ salt mines are a complex salt extraction system dating back to the Inca Empire, around since 200 AD. The most fascinating feature of this place is the fact that, despite its high altitude, it produces sea salt.
About 3,000 pools, each of which is about four square meters and 30 centimeters deep. The salt water, which rises in a basin under the village, is diverted away to the other ponds by an elaborate system of weirs that proves Inca’s technological knowledge.
As a result of the sun warming and temperature, water evaporates leaving salt crystals on the sea surface. The view before the eyes is spectacular. An almost lunar landscape. Its particular pink shade derives from the high minerals and trace elements concentration, such as iron and copper. Like a palette of colours whose range goes from ochre to white, according to the different stages of the salt harvesting.
Maras community still bases its work on the ancient traditions and has been working that way since before the time of the Inca. Families, who divide the ponds depending on their needs and the number of family members, own the salt works. Maras salt is sold directly by local people, in the Sacred Valley markets.
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I FIORI SENZA SOLE DEL PERU’

Il Perù è il terzo e più popolato Paese dell’America del Sud. Qui, circa 600 anni fa, nasceva l’Impero Inca i cui fasti furono travolti dall’arrivo dei conquistadores spagnoli sino alla riconquista dell’indipendenza nel 1824. Tra gli Anni ’70 e ‘90 il Paese sprofonda in un buio periodo di terrorismo che ha visto la morte e la scomparsa di circa 60.000 persone. Dagli antichi splendori di quella che fu una delle più avanzate civiltà precolombiane il Paese è passato all’ottantacinquesima posizione nel Rapporto dell’ONU sullo Sviluppo Umano. E’questo il Perù di oggi. Un Paese dove metà della popolazione si trova in uno stato di completa indigenza e vive soprattutto sugli altipiani dove le strutture educative e sanitarie, nonché le vie di comunicazione, sono pressoché assenti. Un livello di disoccupazione altissimo e strategie politiche che non hanno portato a risultati duraturi. Circa 4 milioni di persone versano, infatti, in condizioni di estrema povertà. Salari scarsi e spesso saltuari che non arrivano a soddisfare i bisogni basilari della famiglia, dove nella maggior parte dei casi lavora solamente il padre e la donna rimane a casa ad accudire i numerosi figli. A queste drammatiche condizioni sociali si somma anche il clima che provocando continui uragani, gelate ed inondazioni, danneggia le produzioni agricole. Nelle zone rurali e sugli altipiani, la maggioranza della popolazione vive di pascolo e di agricoltura, i cui prodotti vengono per lo più destinati all’autoconsumo. Patate, mais e fagioli costituiscono la dieta tipica di questa gente. L’alimentazione si basa spesso su un unico pasto, consumato di solito al mattino, e carente dei principali livelli nutritivi. Le case sono costruite con mattoni di paglia e fango; i tetti sono fatti con lamiera o fieno; alloggi che consistono di un unico ambiente senza pavimentazione, grandi al massimo 4 metri quadrati. Non ci sono servizi igienici e nella maggior parte dei casi non c’è né acqua e né luce. Ogni nucleo familiare è composto in media da sei persone. Con la famiglia vivono spesso anche gli animali domestici. In questo precario stato di cose i bambini sono le vittime principali. Sono denutriti e con una crescita rallentata che, spesso, ne ostacola la capacità di sviluppo cerebrale e di apprendimento. La maggior parte di loro è costretta a contribuire alla gestione familiare diventando venditori ambulanti, lustrascarpe, muratori e minatori. A loro, la famiglia non può garantire un’istruzione. Da un’indagine UNESCO, sulle competenze matematiche e linguistiche dei bambini di scuola primaria delle zone rurali, il Perù occupa gli ultimi posti della classifica Solo il 2% degli studenti riesce a diplomarsi. Sono bambini che sopravvivono in strada, rovistando nella spazzatura; bambini costretti a percorrere infiniti chilometri a piedi per raggiungere una sorgente d’acqua; bambini senza indumenti, senza scarpe e senza sorrisi. Alcuni la sera tornano a casa, per molti altri la loro casa è la strada. Sono bambini senza infanzia...sono come fiori senza sole....



THE SUNLESS FLOWERS OF PERU

Peru is the third and most populated country in South America. Here, about 600 years ago, the Inca Empire was born whose splendor was overwhelmed by the arrival of the Spanish conquistadors until the independence was regained in 1824. Between the Years The 70s and 90s the country sinks into a dark period of terrorism that saw the death and disappearance of about 60,000 people. From the ancient splendours of what was one of the most advanced pre-Columbian civilizations, the country has moved to the eighty-fifth position in the UN Report on Human Development. This is today's Peru. A country where half of the population is in a state of complete poverty and lives above all in the highlands where educational and health facilities, as well as communication routes, are almost absent. A very high level of unemployment and political strategies that have not led to lasting results. In fact, about 4 million people are in extreme poverty. Poor and often occasional salaries that fail to satisfy the basic needs of the family, where in most cases only the father works and the woman stays at home to look after the numerous children. To these dramatic social conditions is also added the climate that causes continuous hurricanes, frosts and floods, damages agricultural production. In rural areas and on the highlands, the majority of the population lives on pasture and agriculture, whose products are mostly destined for self-consumption. Potatoes, corn and beans are the typical diet of these people. The diet is often based on a single meal, usually consumed in the morning, and lacking the main nutritional levels. The houses are built with straw and mud bricks; the roofs are made with sheet metal or hay; accommodations that consist of a single room without flooring, maximum 4 square meters maximum. There are no toilets and in most cases there is neither water nor light. On average, each family consists of six people. Domestic animals often live with the family. In this precarious state of affairs children are the main victims. They are undernourished and with a slowed growth that, often, hinders their capacity of brain development and learning. Most of them are forced to contribute to family management by becoming street vendors, shoe shiners, masons and miners. The family cannot guarantee an education to them. From a UNESCO survey, on the mathematical and linguistic competences of primary school children in rural areas, Peru occupies the last places in the ranking Only 2% of students can graduate. They are children who survive in the street, rummaging through the garbage; children forced to travel endless kilometers on foot to reach a water source; children without clothes, without shoes and without smiles. Some return home in the evening, for many others their home is the street. They are children without childhood ... they are like flowers without sun ....

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Betula Aetnensis – Un simbolo che sta morendo

Un bosco di betulle in Sicilia è una rarità, essendo questa una specie arborea tipica delle alte latitudini dei Paesi del Nord Europa. Se a questa eccezionalità si aggiunge la particolarità della location, dove il colore che fa da sfondo è il nero della lava del vulcano Etna, allora il paesaggio è unico. La Betula Aetnensis con la corteccia bianca e liscia, solcata da caratteristici disegni a forma di occhio, spicca, infatti, longilinea ed elegante sulle nere distese di sabbia vulcanica. La peculiarità, che la distingue dalle altre specie del genere Betula, è un apparato conduttore che si è adattato a sopravvivere in condizioni di caldo e freddo estremi. Essa è presente solo sul territorio etneo a quote comprese tra 1450 e 2000 metri. La sua presenza sull’isola viene ricondotta agli effetti dell’ultima glaciazione sugli habitat siciliani. Con il tempo essa si è evoluta, adattandosi al clima e al terreno vulcanico, fino a diventare endemica e simbolo dell’Etna. Un simbolo che però sta scomparendo. Le betulle dell’Etna sono malate. Dalle piante morte gronda la linfa come un corpo che si dissangua.



Betula Aetnensis - A symbol that's dying

A birch forest in Sicily is a rarity, as this is an arboreal species typical of the high latitudes of the countries of Northern Europe. If to this exceptionality is added the particularity of the location, where the background color is the black of the lava of the volcano Etna, then the landscape is unique. The Betula Aetnensis with its smooth white bark, furrowed by characteristic eye-shaped designs, stands out, in fact, long and elegant on the black expanses of volcanic sand. The peculiarity, which distinguishes it from other species of the genus Betula, is a conducting apparatus that has adapted to survive in extreme heat and cold. It is present only on Etna territory at altitudes between 1450 and 2000 meters. Its presence on the island is traced back to the effects of the last glaciation on Sicilian habitats. Over time it has evolved, adapting itself to the climate and the volcanic soil, until it becomes endemic and symbol of Etna. A symbol that is disappearing. The birches of Etna are sick. From the dead plants the sap loses like a body that loses its blood.
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TRASFIGURAZIONI 

Luce e spazio, anime imprescindibili della fotografia, un gioco continuo di forme, ombre, luci e spazi. Distorsioni, approssimazioni, scatti che reinventano e trasfigurano una realtà, mostrandoci un mondo misterioso e surreale dove ognuno può dare una forma al proprio reale, legato all’esperienza del percepito. Una quotidianità che si trasforma in una visione quasi destabilizzante, che rende le immagini intense e vaghe, sospese nello spazio dal tempo. Una realtà enigmatica circondata da un avvolgente alone di isolamento. Una realtà indistinta in cui tutto appare privo di consistenza e spessore fisico, in cui hanno importanza solo luce e spazio e il loro modo di colpire l’anima del fotografo.
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LE INDIGENE DI TLAOLA
Un amore immenso per la propria terra, la fierezza di un antico popolo, l’orgoglio di essere donne, la volontà di lottare per quei diritti da sempre negati da una società prepotentemente maschilista.

Tlaola, Sierra Norte, Stato di Puebla, 2300 mt s.l.m. Altipiani semiaridi che man mano lasciano il posto ad una fitta vegetazione avvolta da una coltre umida. Il cuore del Messico. Un piccolo villaggio in mezzo ad una natura ostile che nei secoli ha emarginato questo popolo. Unico sostentamento agricoltura e allevamento. Un isolamento geografico che ha creato in questa gente un radicato senso di appartenenza alla propria comunità. Come una piccola bolla di vetro dove la realtà arriva filtrata e ovattata. Una cronostasi. Il tempo qui sembra essersi fermato. Una lotta quotidiana fatta di rinunce, di un costante doversi arrangiare. Questa è la terra degli indigeni Nahua, eredi degli Aztechi. Una Comunità indigena che sembra come una delle tante sparse nella foresta, ma dove, invece, da anni si è alzato un grido, quello di chi vuole un futuro migliore, degno e senza la discriminazione di genere che caratterizza l’intero Paese. In questi luoghi, donne, madri e figlie non hanno diritti. In Messico, ma anche in tutta l’America Centrale e Latina, la discriminazione inflitta al genere femminile è una questione di forte attualità, che affonda le sue intricate e contorte radici in un antichi modello patriarcale, il cosiddetto machismo. Un male subdolo, celato tra i luoghi più impensati, che avvinghia i suoi tentacoli sulla dignità femminile e che nonostante si sia ampliata e modificata la giurisdizione non si riesce ad estirpare. Centinaia di donne, ragazze e bambine spariscono nel nulla, ogni giorno. Si stima che vengano assassinate in media sette donne al giorno e ciononostante il femminicidio rimane un crimine non ancora riconosciuto in tutto il Paese. Una violenza tale da provocare un annientamento fisico e psicologico della personalità femminile. La probabilità di esserne vittima è altissima soprattutto in quei contesti sociali dove regna la povertà, l’emarginazione e l’esclusione da qualsiasi forma di istruzione. Quasi quattro milioni e mezzo di donne messicane, dai quindici anni in su hanno subìto abusi sessuali durante l’infanzia. Circa ventotto bambine, tra i dieci e i quattordici anni, partoriscono dopo aver subito abusi da molestatori che sono spesso familiari stretti. Un Paese, il Messico, macchiato di fiumi di sangue innocente, dal cui ventre, però, si è levato il grido di chi non vuole più provare la vergogna di non essere creduta e di venire colpevolizzata, spesso, dalle stesse autorità. Tra le baracche e le strade polverose di Tlaola, infatti, un gruppo di donne indigene Nahua, stanche di subire ogni negazione, lotta da anni per la propria libertà e per accedere al diritto di proprietà su quella Madre Terra che da sempre coltivano fra lacrime e sangue. Indigene, orgogliose di essere donne, con la volontà di lottare per quei diritti da sempre negati dalla società prepotentemente maschilista. Qui, in questa periferia del Mondo, esse vogliono un futuro migliore per se stesse e per le nuove generazioni. Queste donne hanno voluto e saputo trasformare l’amore per la loro terra in un Progetto, MOPAMPA, che in lingua Nahuatl significa “Per te” e hanno fondato una Comunità di assistenza, la Casa de la Mujer Indigena Yoltika, per aiutare chi non riesce a difendersi da un male che sembra incurabile. Un cammino tortuoso, il loro, tutto in salita. Sono donne, però, che hanno voluto fare la differenza, donne fiere e forti, che non si sono arrese e non si arrendono. Ogni giorno attrezzate della loro semplicità, di sorrisi e di coraggio, si recano nei piccoli villaggi annidati tra la fitta vegetazione della foresta messicana per aiutare chi subisce rimanendo chiusa nel proprio dolore. Simili a discepole, sono state additate come pazze e rivoltose, maltrattate e mal giudicate. Esse sono“Contadine che da sempre hanno sofferto una tripla discriminazione: per essere donne, per essere indigene e per essere povere”. Indigene orgogliose e appassionate che raccolgono i frutti della terra per fare impresa, riuscendo ad inserirsi anche nel circuito di Slow Food, nobilitando il territorio dove sono nate e cresciute e creando uno spiraglio di luce per le loro figlie e per tutte le figlie di un intero Paese. Sono queste le Donne di Tlaola.



TLAOLA'S INDIGENOUS WOMEN
An immense love for one's own land, the pride of an ancient people, the pride of being women, the will to fight for those rights that have always been denied by an overwhelmingly male-dominated society.


Tlaola, Sierra Norte, State of Puebla, 2300 mt s.l.m. Semiarid plateaus that gradually give way to dense vegetation wrapped in a damp blanket. The heart of Mexico. A small village in the midst of a hostile nature that for centuries has marginalized this people. Unique livestock and livestock support. A geographical isolation that has created in these people a deep-rooted sense of belonging to their community. Like a small glass bubble where reality arrives filtered and muffled. A chronostasis. The weather here seems to have stopped. A daily struggle made of sacrifices, of a constant having to make do. This is the land of the indigenous Nahua, heirs of the Aztecs. An indigenous community that seems like one of the many scattered in the forest, but where, instead, a cry has been raised for years, that of those who want a better future, worthy and without the gender discrimination that characterizes the entire country. In these places, women, mothers and daughters have no rights. In Mexico, but also throughout Central and Latin America, the discrimination inflicted on the female gender is a highly topical issue, which has its intricate and twisted roots in an ancient patriarchal model, the so-called machismo. A devious evil, hidden among the most unexpected places, which clings to its tentacles on the dignity of women and despite the fact that the jurisdiction has expanded and changed, it is not possible to eradicate it. Hundreds of women, girls and boys disappear into thin air, every day. It is estimated that on average seven women are murdered a day and yet femicide remains a crime not yet recognized throughout the country. A violence such as to cause a physical and psychological annihilation of the female personality. The probability of being a victim is very high, especially in those social contexts where poverty, marginalization and exclusion from any form of education reign. Almost four and a half million Mexican women, aged fifteen and up, have been sexually abused during their childhood. About twenty-eight girls, between the ages of ten and fourteen, give birth after being abused by offenders who are often close family members. A country, Mexico, stained with rivers of innocent blood, from whose belly, however, has raised the cry of those who no longer want to feel the shame of not being believed and of being blamed, often by the same authorities. Among the shacks and dusty streets of Tlaola, in fact, a group of indigenous Nahua women, tired of being subjected to any denial, have been fighting for years for their freedom and for accessing the property right over that Mother Earth that they have always cultivated with tears blood. Indigenous, proud to be women, with the will to fight for those rights that have always been denied by the overwhelmingly male-dominated society. Here, in this periphery of the world, they want a better future for themselves and for new generations. These women wanted and knew how to transform their love for their land into a Project, MOPAMPA, which in the Nahuatl language means "For you" and they founded a Community of assistance, the Casa de la Mujer Indigenous Yoltika, to help those who fail to defend against an evil that seems incurable. A winding path all uphill. They are women who wanted to make a difference, proud and strong women, who did not give up. Every day equipped with their simplicity, smiles and courage, they go to the small villages nestled among the thick vegetation of the Mexican forest to help those who suffer and remain closed in their pain. Similar to disciples, they have been pointed out as crazy and rebellious, mistreated and misjudged. They are "Farmers who have always suffered triple discrimination: to be women, to be indigenous and to be poor". Proud and passionate indigenous people who harvest the fruits of the earth to do business, managing to fit into the Slow Food circuit, ennobling the territory where they were born and raised and creating a glimmer of light for their daughters and all the daughters of a whole Country. These are the Women of Tlaola.

LAST WATER

Piogge violentissime, alluvioni, siccità e desertificazioni, fenomeni ai quali stiamo assistendo sempre più spesso e che in futuro potrebbero essere amplificati dal Global Warming con un’influenza sempre più devastante per la nostra sopravvivenza.
Il deterioramento del suolo e il prosciugamento delle risorse idriche stanno togliendo tutte le fonti di sostentamento ad intere popolazioni di Africa, Asia, Medio Oriente ed America Latina, provocando, ogni anno, la morte per malnutrizione di circa 400.000 persone.
Il Climate Change è, dunque, un dramma che sta spingendo sull’orlo di un baratro numerose etnie che, così, rischiano di scomparire per sempre.
L’United Nations High Commissioner for Human Right (OHCHR) lo ha identificato come fattore di rischio per il Diritto alla Vita, al Cibo, all’Acqua e alla Salute.
E’ la connessione tra cambiamenti climatici e Diritti Umani che sta ponendo sempre di più l’attenzione sugli effetti disuguali che si stanno verificando in varie aree del Mondo.
Si prevede che saranno i Paesi con climi tropicali e subtropicali, come quelli africani, ad essere i più colpiti e devastati.
La Contea di Turkana, regione nord-occidentale del Kenya, ne è un esempio tangibile.
Conosciuta anche come Culla dell’Umanità, per i numerosi reperti fossili di grande rilevanza per la storia dell’evoluzione umana, tra cui quelli del Turkana Boy, è una delle aree del Paese più aride, più povere e più colpite dai cambiamenti climatici.
Il 2019 ha fatto registrare in questa zona una delle più gravi crisi di siccità dopo quella del lontano 1981.
Qui la sopravvivenza di 1.250.000 persone dipende dalla regolarità delle piogge, la cui portata, però, si è drasticamente modificata facendole diventare sempre più rare, più brevi e sempre meno prevedibili.
Tra il 1967 e il 2012, in questa regione, le temperature medie sono aumentate di 2 – 3 gradi centigradi, un tasso di gran lunga superiore rispetto ad altre zone del Mondo, con una media di 45 gradi per almeno cinque mesi all’anno.
In Turkana il deserto avanza e la terra si spacca. L’agricoltura è al collasso e i pascoli disponibili si sono drasticamente ridotti.
La maggior parte della popolazione vive di pastorizia e gli animali sono ancora considerati indicatori di status sociale.
Milioni di animali, morti per fame e per sete, affiorano dalle aride sabbie di quelli che un tempo erano pascoli e fiumi. Migliaia sono i pastori che si sono dovuti adattare, spostandosi sulle rive dell’omonimo Lago, diventando pescatori.
La pesca è, oggi, per oltre un terzo di questa gente, l’unica alternativa per sopravvivere. La loro vita è scandita dai ritmi del Lago, uno dei più grandi laghi alcalini del Mondo. Nelle sue acque basse pescano i bambini. La loro manodopera è essenziale per il sostentamento delle famiglie, ma significa anche che devono rinunciare all’istruzione. Gli adulti pescano a bordo di vecchie barche. I pesci grandi vengono venduti freschi, quelli più piccoli vengono fatti essiccare al sole e al vento. Al centro di smistamento di Kalokol, gli operai imballano pacchi da 25mila pezzi, che vengono caricati sui camion e spediti prevalentemente in Africa Centrale.
Il pesce adesso scarseggia perché il Lago si sta lentamente prosciugando anche a causa delle dighe costruite sui suoi immissari, che tolgono affluenza di acqua.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha designato questo territorio come zona di crisi alimentare e di sussistenza.
L’emergenza per l’accesso all’acqua sta mettendo a rischio la vita di 500.000 bambini al di sotto dei cinque anni.
Più del 32% della popolazione dell’Africa subsahariana non ha accesso all’acqua potabile.
Una Risoluzione delle Nazioni Unite riporta che sul pianeta una persona su otto non ha ancora accesso all'acqua potabile e che questo provoca la morte di tre milioni di persone ogni anno. Dai dati diffusi dall’ONU emerge che, ogni anno, oltre 1,5 milioni di bambini, di età inferiore ai 5 anni, muoiono per la mancanza di acqua potabile e che oltre 443 milioni di giorni di scuola si perdono a causa delle malattie legate alla qualità dell’acqua stessa e alla mancanza di strutture igieniche.
Il Turkana sta vivendo una crisi catastrofica e non ci sono mezzi per poterla affrontare.
In questa periferia del mondo il “peso” di quella poca acqua che ancora rimane grava sulle spalle di donne e bambini che, ogni giorno, camminano per ore in cerca di acqua potabile.
Assetati! Ogni giorno rischiano la vita, attraversando le zone desertiche, per andare a scavare pozzi tra le sabbie infuocate dei fiumi secchi.
Tra di loro ci sono madri disperate che trasportano i figli malati alla ricerca di un ospedale e a questi pozzi attingono per dissetarsi prima di proseguire verso la speranza.
Su quelle fragili spalle trasportano vecchi barili di plastica riempiti spesso in fonti contaminate da batteri, escrementi di animali ed insetti. I più piccoli, al di sotto dei cinque anni, muoiono spesso a causa della diarrea, ma gran parte della popolazione si ammala e muore anche per colera e malaria.
In questa parte del Mondo, la Terra non ha più niente da offrire ai suoi figli. Su di loro incombe sempre di più l’ombra della morte.
In Turkana è a rischio l’identità di un popolo che, a causa dei cambiamenti climatici, per poter sopravvivere, si vede sempre di più costretto ad innescare veri e propri conflitti tra le tribù.
In Turkana si combatte e si muore per un’ultima goccia d’acqua.
classificazione di genere - identità di un genocidio image
Ruanda, commutata la condanna a 25 anni per Paul Rusesabagina che torna ad essere libero. Eroe del film americano "Hotel Ruanda", del 2004, Paul è conosciuto in tutto il mondo per aver contribuito a salvare un migliaio di tutsi durante il genocidio.
La sentenza emessa a settembre del 2021 incriminava l’uomo per terrorismo. Quasi trent’anni fa, in Rwanda, veniva scritta una delle pagine più drammatiche e vergognose della storia umana, una pagina scritta con il sangue di oltre 800mila vite. Tra quelle righe si intrecciarono i destini di miglia di fratelli spinti ad un odio e ad una rivalità che non apparteneva al loro essere.
Cento giorni di sangue e di massacri a colpi di machete che dimostrano dove può spingersi la follia umana e confermano, ancora una volta, che la Storia poco ci ha insegnato! Un dio denaro sempre protagonista e un’Europa, nascosta in una falsa semioscurità, che perpetra gli stessi errori. Fu, infatti, l'amministrazione coloniale del Belgio che, già dal 1926, trasformò una semplice differenziazione socioeconomica in una differenza razziale basata sull'osservazione dell'aspetto fisico degli individui. Gli Hutu erano agricoltori, i Tutsi allevatori, gente mite ed accogliente e i matrimoni misti fra i due gruppi erano molto frequenti. Venne osservato, dai Belgi, che i Twa, piccola minoranza etnica dell'area, erano di bassa statura e gli Hutu di media altezza, mentre i Tutsi erano di altezza maggiore, con i lineamenti del volto e del naso più sottili.
Era il 6 aprile del 1994 quando l’aereo su cui viaggiano Habyarimana e il presidente burundese Cyprien Ntaryamira venne abbattuto da un missile a Kigali.
Era il 7 aprile del 1994 quando La Radio-Télevision Libre des Mille Collines, lanciò l’appello a sterminare “gli scarafaggi tutsi”. Fu l’inizio del massacro di tutsi e hutu moderati, che dilagò in tutto il paese. In breve tempo, amici, compagni di classe, vicini di casa, divennero spie e assassini e il loro umile strumento di lavoro contadino, il machete, si tramutò in una micidiale arma di sterminio. Circa un milione di morti nell'arco di soli cento giorni e 250mila donne vennero stuprate. Non si risparmiarono nemmeno i bambini. Le acque di fiumi e laghi dell’intera regione si mescolarono al sangue dei cadaveri. E’ durante quei giorni di atrocità inaudita che si staglia la figura di Paul Rusesabagina, direttore dell'Hôtel des Mille Collines. Nonostante la sua posizione e i suoi contatti con persone influenti, non riuscì a fuggire perché sua moglie Tatiana era una Tutsi e i loro figli furono considerati misti. Paul rimase al suo posto, continuando a fare il suo lavoro. Accolse tutti coloro che chiedevano aiuto, Tutsi e Hutu moderati, che cercavano nell'hotel una speranza di salvezza. Circa 1.300 persone trovarono rifugio in uno spazio che era progettato per trecento, di cui quaranta nella sua stanza. Riempì i corridoi, la sala da ballo, i bagni, le dispense e utilizzò l’acqua della piscina per dissetare i rifugiati. Tramite la linea telefonica del fax cercò di sollecitare le sue conoscenze politiche affinché l’albergo fosse risparmiato dalle incursioni armate. Nessun aiuto arrivò dalle Nazioni Unite o dai membri degli stati occidentali finché non furono uccisi più di 800.000 ruandesi. Un dramma quello del Ruanda che è passato quasi inosservato, come a voler essere volutamente nascosto. Un genocidio verso il quale il Mondo pare non abbia interesse a prenderne coscienza, così come molti altri quasi ignorati o addirittura negati o per i quali si sono trovate fantasiose spiegazioni socio-politiche.
EMPATHY image
I Principi della Fotografia

Ci sono fotografie belle e fotografie buone…
La fotografia bella, quale può essere un’alba o un tramonto, la guardi e passi avanti…
La fotografia buona la guardi e ti fermi a capire il perché del suo contenuto… E’ questa la Fotografia vera; quella che trasmette emozioni, che non spiega tutto ma pone domande. Una Fotografia che instaura un dialogo tra l’immagine e lo spettatore. Lo scatto è semplicemente la fase finale di un percorso che nasce da un’idea e si concretizza con il racconto. Robert Capa diceva – Se le vostre foto non sono abbastanza buone, non siete abbastanza vicino – La fotografia buona è, infatti, quella che nasce dall’avvicinarsi al soggetto, ma non in senso fisico bensì empatico. Per scattare una buona foto, quindi, bisogna entrare in sintonia con il soggetto, bisogna conoscerlo, immedesimarsi, avvicinarsi a lui attraverso le emozioni, ascoltandolo e cogliendone l’anima, affinché l’immagine possa trasmettere quel contenuto sul quale lo spettatore possa fermarsi a riflettere”.
TRACES image
“Ho pensato sempre alla fotografia come espressione artistica. Per me arte vuole dire ricerca, stile dell'autore, tecnica, concettualita', uso del mezzo”.
AFTOGNOSIA image
AFTOGNOSIA
Un prezioso sentiero... il passaggio attraverso una nuova dimensione di pensiero e di immaginazione nell’oscurità psichica del bosco…Un viaggio iniziatico verso una maggiore consapevolezza….



AFTOGNOSIA
A precious path... the passage through a new dimension of thought and imagination in the psychic obscurity of the forest ... An initiatory journey towards greater awareness....


SICILY image
TRIBUTO AD ANDREA CAMILLERI

"Abbiamo il sangue di tredici dominazioni, Noi siciliani, abbiamo l'intelligenza e la ricchezza dei bastardi, la loro vivacità e arguzia".
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CIRCO
Un mondo che ammalia, libero e zingaresco, quasi ovattato, dove l’arte è sovrana e l’estremo confonde. Un universo fatto di simboli. Una piccola comunità itinerante e indipendente che ruota attorno ad un tendone che regala sogni e illusioni, ma anche ansie e timori. Un intreccio di vite e di generazioni legati dalla passione per lo spettacolo e sprezzanti del pericolo. Chi sceglie il circo sceglie una Vita per sempre…



CIRCUS
A world that charms, free and gypsy, almost muffled, where art is sovereign and the extreme confuses. A universe made up of symbols. A small traveling and independent community that revolves around a tent that offers dreams and illusions, but also anxieties and fears. An interweaving of lives and generations linked by a passion for the show and contemptuous of danger. Those who choose the circus choose a life forever ...
"HO GUARDATO NEGLI OCCHI DELLA GENTE" image
No! Non ho alzato la macchina fotografica, non ho guardato dentro il mirino della macchina fotografica.
Ho guardato negli occhi della Gente e ho scattato!



◾Africa Subsahariana | Kenia
La siccità negli anni ha eroso le risorse naturali del paese, fino a renderle inadeguate per la produzione alimentare. È il flagello che sta subendo la regione del Turkana, nel nord ovest del Kenya, flagello che non era così violento da più di 60 anni. È aumentato il numero di persone in condizioni di acuta povertà e malnutrizione cronica. Siccità e sanità, infatti, sono sui due piatti della bilancia: all'aumentare dell’una diminuisce l’altra. Infezioni oculari, malattie diarroiche come il colera e la malaria sono tra quelle che si diffondono di più.

Ospedale missionario nella contea del Turkana, madri portano i bambini ai controlli e vaccini.

2019 © Vito Finocchiaro


"HO VISTO LA LORO SETE" image
Patiscono la fame, le guerre, l’emarginazione. Sono milioni i bambini africani che vengono derubati dell’infanzia.
Io ho visto la loro sete e la loro voglia di vivere nonostante tutto….


Adesso che sono tornato a casa, rivivo uno stato dell’anima… rivivo le loro mani mentre scavano tra la sabbia; piccole mani che cercano la “vita” dove esiste soltanto il nulla… rivedo la loro lotta per difendere le ultime risorse d’acqua in un luogo dove lentamente tutto sta scomparendo…


◾Africa Subsahariana | Kenia

Turkana County, Eliye Agosto 2019 stagione delle pioggie i ragazzi scavano dei pozzi alla ricerca dell'acqua buona da bere.

INTERPRETAZIONE DEL REALE imageINTERPRETAZIONE DEL REALE image



Realtà umane e sociali che appaiono come momenti surreali e che traggono dalla realtà  solamente un’estetica narrativa, ma che nella loro realizzazione, nella ricerca dello stile, nella tecnica e nella presentazione sono piccoli squarci dell’anima dell’artista.









◾ Turkwel River, il fiume che “resiste al deserto”,  Lodwar - Kenya.
Mountain Gorilla

Mountain Gorilla

Hand Mountain Gorilla. Rwanda 2020

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Mountain Gorilla

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Thoughtful Mountain Gorilla. Rwanda 2020

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Mamy whith baby. Rwanda 2020

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Mountain Gorilla

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Silverback, il gorilla dominante. Volcanoes National Park, Rwanda, 2020

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Mountain Gorilla

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Mamma di Gorilla con baby. Rwanda 2020

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Silverback, il gorilla dominante nella foresta Impenetrabile del Bwindi. Uganda 2020

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Mountain Gorilla

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Mamy plays whith baby. Rwanda 2020

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Ugandan crocodile

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Coccodrillo in cattività. Uganda 2020

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Lunar Gateway

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Lunar Gateway demonstration, Etna 2022

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Lunar Gateway demonstration, Etna 2022

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Lunar Gateway demonstration, Etna 2022

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Lunar Gateway

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Lunar Gateway demonstration, Etna 2022

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Vito Finocchiaro, nato a Mascali (Sicilia) nel 1965, è fotografo freelance e vincitore di Awards nazionali ed internazionali. Ha appreso i segreti della fotografia da suo padre, Antonino, e la passione per questa forma espressiva è sempre stata una costante nella sua vita.  In lui tutte quelle virtù proprie di una personalità che ha un dono, una passione. Dal 1984 ad oggi la sua fotografia è una continua crescita, ricerca e confronto con fotografi del panorama nazionale ed internazionale. Luce, visione e percezione le compagne del suo viaggio professionale. Un modo di raccontare, il suo, che lo porta a cercare i luoghi dove luce, ombre e colori diventano gli elementi di base per capire e descrivere un territorio. Uno sguardo sempre attento e analitico, il suo, ma che lascia anche il giusto spazio all’intervento creativo del caso; un’innata creatività artistica e un modo tutto suo di sperimentare, che da sempre lo contraddistinguono. Il costante interesse per le problematiche sociali, gli hanno consentito di vivere e di raccontare Genti e avvenimenti della sua terra, che da sempre ha voluto valorizzare portandone le immagini nei più prestigiosi Concorsi mondiali, e di terre lontane. Le sue ricerche si spingono fin nelle pieghe più inconsuete del Mondo, del quale ha voluto documentare le periferie più estreme come Cina, Cuba, Perù, Messico, Kenya, Uganda, Rwanda.
Un continuo lavoro focalizzato a trasmettere il vero significato di fotografia e di racconto fotografico:
“Per me la fotografia è comunicare, è la necessità di raccontare qualcosa, di esprimere un sentimento, un pensiero attraverso le immagini. La fotografia vera è quella che trasmette emozioni, che non spiega tutto ma pone domande. Una Fotografia che instaura un dialogo tra l’immagine e lo spettatore. Lo scatto è semplicemente la fase finale di un percorso che nasce da un’idea e si concretizza con il racconto. Una buona fotografia è quella che nasce dall’avvicinarsi al soggetto, ma non in senso fisico bensì empatico. Per scattare una buona foto, quindi, bisogna entrare in sintonia con il soggetto, bisogna conoscerlo, immedesimarsi, avvicinarsi a lui attraverso le emozioni, ascoltandolo e cogliendone l’anima, affinché l’immagine possa trasmettere quel contenuto sul quale lo spettatore possa fermarsi a riflettere”.


Qualifiche: QEP (Qualified European Photographer) landscape, QEP (Qualified European Photographer) nude, QIP (Qualified Italian Photographer) ricerca, Certified artist "Digigraphie" Epson (Fine Art).


Agency:
Vito Finocchiaro - ZUMA Contract Photographer

Pubblicazioni ed Esposizioni:

GEO France Magazine
Kolga Tbilisi 2024
Appartenenze V.3 - Cesenatico
Delayed Gratification Magazine UK
Accademia di Fotografia NikonSchool - Corriere della Sera - Bauer, volume 06
L'Espresso web
L'Espresso - settimanale
Inserto Corriere della Sera a cura di NikonSchool - FOTOGRAFIA
Master di Fotografia NikonSchool, Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport - volume 08
The Washington Post - 27 November 2020
NPhotography n. 105
Erodoto 108 n. 28
Erodoto 108 n. 30

Progesso Fotografico serie ORO


BIOGRAPHY
Vito Finocchiaro, born in Mascali (Sicily) in 1965, is a freelance photographer and winner of national and international awards. He learned the secrets of photography from his father and the passion for this expressive form has always been a constant in his life. In him all those virtues of a personality that has a gift, a passion. From 1984 to today his photography is a continuous growth, research and comparison with photographers of the national and international scene. Light, vision and perception of the companions of your professional journey. A way of telling his story that leads him to look for places where light, shadows and colors become the basic elements to understand and describe a territory. His look is always attentive and analytical, but it also leaves the right space for the creative intervention of the case; an innate artistic creativity and his own way of experimenting, which have always distinguished him. The constant interest in social issues has allowed him to live and tell stories about the people and events of his land, which he has always wanted to enhance by bringing his images to the most prestigious world competitions, and to distant lands. His research goes as far as the most unusual folds of the world, of which he wanted to document the most extreme suburbs such as China, Cuba, Peru, Mexico, Kenya, Uganda, Rwanda.

A continuous work focused on transmitting the true meaning of photography and photographic story:
“For me photography is communicating, it is the need to tell something, to express a feeling, a thought through images. There are beautiful photographs and good photographs ... The beautiful photograph, which can be a sunrise or a sunset, you look at it and move forward ... You look at the good photograph and you stop to understand why its contents ... This is the true Photography ; the one that transmits emotions, which does not explain everything but asks questions. A Photography that establishes a dialogue between the image and the viewer. The shot is simply the final phase of a journey that is born from an idea and takes shape with the story. Robert Capa used to say - If your photos are not good enough, you are not close enough - Good photography is, in fact, the one that comes from approaching the subject, but not in a physical sense but an empathic one. To take a good photo, therefore, you need to get in tune with the subject, you need to know it, identify with it, approach it through emotions, listening to it and catching its soul, so that the image can convey that content on which the viewer can stop at reflect".

Qualifications: QEP (Qualified European Photographer) landscape, QEP (Qualified European Photographer) nude, QIP (Qualified Italian Photographer) research, Certified "Digigraphie" artist Epson (Fine Art).

Publishment and Exhibition:

GEO France Magazine
Kolga Tbilisi 2024
Appartenenze V.3 - Cesenatico Exhibition
Delayed Gratification Magazine UK
Accademia di Fotografia NikonSchool - Corriere della Sera - Bauer, volume 06

L'Espresso web
L'Espresso - settimanale
Inserto Corriere della Sera a cura di NikonSchool - FOTOGRAFIA
Master di Fotografia NikonSchool, Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport - volume 08
The Washington Post - 27 November 2020
NPhotography n. 105
Erodoto 108 n. 28
Erodoto 108 n. 30

Progesso Fotografico serie ORO

Awards:
KOLGA TIBILISI PHOTO 2024  - FINALIST Reportage, Documentary, Conceptual.

HIPA -  THE CLIMATE TRIBE COP28 DUBAI - WINNER 2024

PERIMETRO AWARDS 2022 - WINNER

WORLD.REPORT.AWARD Documenting Humanity 2021 LODI Italy - Finalist

OXFAM -  “COMBATTERE LA DISUGUAGLIANZA - SI PUÒ FARE” - Menzione speciale

PX3 Prix de la Photographie Paris 2020 - Bronze Categoria Ritrattistica

BUDAPEST INTERNATIONAL FOTO AWARDS 2020 - Silver Categoria Editorial/Environmental

PX3 Prix de la Photographie Paris 2020 - Silver Categoria Ritrattistica/Cultura Professional

HIPA Contest DUBAI 2019 - WINNER (HOPE)

MIFA - MOSCOW INTERNATIONAL PHOTO AWRDS 2019 Professional - GOLD LifeStyle

WORLD.REPORT.AWARD Documenting Humanity 2018 LODI Italy - Finalist

The 6th China International Digital Photography Art Exhibition 2017 - BRONZE - Lo Spirito Sacro della Sicilia

Black and white SPIDER AWARDS 2017 - Honorable Mention Traditions and Culture

MIFA - MOSCOW INTERNATIONAL PHOTO AWRDS 2017 Professional - GOLD Traditions and Culture

TIFA Tokio International Foto Awards 2016 - Silver Landscape Panoramica

TIFA Tokio International Foto Awards 2016 - Silver Wedding

TIFA Tokio International Foto Awards 2016 -
Bronze FineArt Landscape

TIFA Tokio International Foto Awards 2016 - Honorable Mention Landscape

TIFA Tokio International Foto Awards 2016 Honorable Mention Landscape

I.P.A. international photographer awards 2016 - Honorable Mention Traditions and Culture

I.P.A. international photographer awards 2016 - Honorable Mention Nature Other

I.P.A. international photographer awards 2016 - Honorable Mention Nudes

I.P.A. international photographer awards 2016 - Honorable Mention Lifestyle

I.P.A. international photographer awards 2016 Honorable Mention People Other

I.P.A. international photographer awards 2016 -
Honorable Mention Court Sports

I.P.A. international photographer awards 2016 -
Honorable Mention Travel/Tourism

Black and white SPIDER AWARDS 2016 - Honorable Mention Children of the World

Black and white SPIDER AWARDS 2016 - Honorable Mention Silhouette

MIFA Moscow International Foto Awards 2016 - 3rd Place Science Environment

MASTER PHOTOGRAPHY CONTEST 2016 - VINCITORE ASSOLUTO

FIIPA 2016 Italia - 2nd POSTO CATEGORIA RICERCA

FIIPA 2016 Italia - Honorable Mention Nudo

FIIPA 2016 Italia - Honorable Mention Landscape

FIIPA 2016 Italia - Honorable Mention Landscape

FIIPA 2016 Italia - Honorable Mention Landscape

Black and white SPIDER AWARDS 2015 - Nomination Children of the World

Black and white SPIDER AWARDS 2015 - Nomination Nude

Black and white SPIDER AWARDS 2015 - Nomination People

ND Awards 2015 - Honorable Mention People - Portrait

MIFA - MOSCOW 2015 Professional - Honorable Mention Fine Art-Landscape

MIFA - MOSCOW 2015 Professional Honorable Mention Fine Art-Nudes

MIFA - MOSCOW 2015 Professional Honorable Mention People-Children

I.P.A. international photographer awards 2015 - Honorable Mention Nature : Aerial

I.P.A. international photographer awards 2015 - Honorable Mention Architecture : Industrial

I.P.A. international photographer awards 2015 - Honorable Mention People : Lifestyle

I.P.A. international photographer awards 2015 - Honorable Mention Editorial : Other_ED

I.P.A. international photographer awards 2015 - Honorable Mention Fine Art : Portrait

I.P.A. international photographer awards 2015 - Honorable Mention People : Culture

I.P.A. international photographer awards 2015 - Honorable Mention People : Lifestyle

I.P.A. international photographer awards 2015 - Honorable Mention Special : Travel/Tourism

I.P.A. international photographer awards 2015 - Honorable Mention People : Family

I.P.A. international photographer awards 2015 - Honorable Mention People : Other_P

The 5th China International Digital Photography Art Exhibition 2015 - BRONZE - Nude us introspection

UNITALSI - FIOF DAI COLORE ALLA VITA (social contest) - 1° 2° 3° CLASSIFICATO

THE INTERNATIONAL LANDSCAPE PHOTOGRAPHER 2015 - TOP 50

China Photographers Association e Photo International - contest per i 175 anni della fotografia - HONORABLE MENTIONS progetto ESSENCE

INTERNATIONAL COLOR AWARDS 2015 - HONORABLE MENTIONS categotia PEOPLE

FIIPA 2015 Italia - Vincitore assoluto categoria Nudo

FIIPA 2015 Italia - Gold Nudo

FIIPA 2015 Italia - Gold Architettura

FIIPA 2015 Italia - Silver Sport

FIIPA 2015 Italia - Silver Natura

FIIPA 2015 Italia - Honorable mention Architettura

FIIPA 2015 Italia - Honorable mention Reportage

Black and white SPIDER AWARDS 2014 - Nomination abstract

Black and white SPIDER AWARDS 2014 - Nomination abstract

Black and white SPIDER AWARDS 2014 - Nomination abstract

Black and white SPIDER AWARDS 2014 - Nomination nature

MIFA MOSCOW INTERNATIONAL FOTO AWARDS 2014 - HONORABLE MENTIONS people culture

I.P.A. international photographer awards 2014 - HONORABLE MENTIONS Architecture Other

I.P.A. international photographer awards 2014 - HONORABLE MENTIONS Architecture Buildings

I.P.A. international photographer awards 2014 - HONORABLE MENTIONS Fine Art Landscape

I.P.A. international photographer awards 2014 -
HONORABLE MENTIONS People Lifestyle

I.P.A. international photographer awards 2014 - HONORABLE MENTIONS Nature Other_N

I.P.A. international photographer awards 2014 - HONORABLE MENTIONS Fine Art Nudes

I.P.A. international photographer awards 2014 - HONORABLE MENTIONS Architecture Cityscapes

I.P.A. international photographer awards 2014 - HONORABLE MENTIONS Nature Trees

I.P.A. international photographer awards 2014 - HONORABLE MENTIONS Nature Other_N

Px3 prix de la photographie Paris 2014 - HONORABLE MENTIONS Art/Architecture_FA

Px3 prix de la photographie Paris 2014 - HONORABLE MENTIONS Fine Art/Still Life

PHOTOGRAPHY MASTERS CUP - International color awards 2014 - Honorable mention categoria SILHOUETTE

FIOF awards contest 2014 - 2 Silver - 2 Bronze awards Reportage

FIOF awards contest 2014 - 2 Silver - 2 Bronze awards Ricerca

FIOF awards contest 2014 - 1 Silver awards Storia

FIOF awards contest 2014 - 3 Silver - 1 Bronze awards wedding

FIOF awards contest 2014 - 2 Silver - 2 Bronze awards nudo

FIOF awards contest 2014 - 3 Bronze awards Ritratto

FIOF awards contest 2014 - 4 Bronze awards Commerciale

International Loupe awards 2013 Australia - Silver award scienze & nature TOP 50

International Loupe awards 2013 Australia - Bronze award scienze & nature

Black and white SPIDER AWARDS 2013 - Nomination Nude

Black and white SPIDER AWARDS 2013 - Nomination Abstract

Black and white SPIDER AWARDS 2013 - Nomination Advertising

Black and white SPIDER AWARDS 2013 - Nomination Advertising

FIOF - CPA - 15th International Photographic Art Exhibition - Accepted Awards

I.P.A. international photographer awards 2013 -Honorable Mention Editorial Other

I.P.A. international photographer awards 2013 - Honorable Mention Nature Trees

I.P.A. international photographer awards 201 -  Honorable Mention FineArt Nature Other

I.P.A. international photographer awards 2013 - Honorable Mention FineArt Nudes

I.P.A. international photographer awards 2013 - Honorable Mention FineArt Landscape

Px3 prix de la photographie Paris 2013 - Honorable Mention Photojournalism Other

Px3 prix de la photographie Paris 2013 - Honorable Mention Nature Other

Px3 prix de la photographie Paris 2013 - Honorable Mention FineArt nude

One eyeland awards 2013 India - finalist people lifestyle

One eyeland awards 2013 India - finalist advertising conceptual

One eyeland awards 2013 India - bronze fineart other - mani

fiof awards Nikon contest 2013 - menzione speciale mostra "dietro il reale"

fiof awards Nikon contest 2013 - 2 posto assoluto

fiof awards Nikon contest 2013 - gold award nudo artistico

fiof awards Nikon contest 2013 - gold award nudo artistico

fiof awards Nikon contest 2013 - gold award nudo artistico

fiof awards Nikon contest 2013 - gold award ricerca/open

fiof awards Nikon contest 2013 silver award nudo artistico

fiof awards Nikon contest 2013 silver award ricerca/open

fiof awards Nikon contest 2013 - 
silver award ricerca/open

fiof awards Nikon contest 2013 - bronze award ricerca/open

FEP European Professional Photographer of the year awards 2012 - bronze award wedding

FEP European Professional Photographer of the year awards 2012 - TOP TEN list wedding

International Loupe awards 2012 Australia - bronze award illustrative

International Loupe awards 2012 Australia - bronze award scienze & nature

fiof - double face - wedding and free art photography exhibition 2012 - miglior fotografo assoluto

Px3 prix de la photographie Paris 2012 - 2nd place professional nature category winner

Px3 prix de la photographie Paris 2012 - gold award professional nature-other

Px3 prix de la photographie Paris 2012 - bronze award professional fineart- abstract

fiof Professional Photography Awards 2012 - silver wedding

fiof Professional Photography Awards 2012 - bronze wedding

fiof Professional Photography Awards 2012 - bronze wedding

fiof Professional Photography Awards 2012 - bronze wedding

14th International Photographic Art Exhibition nella città di Lishui - Cina 2011 - silver medal (ritratto intitolato "secure")

fiof Professional Photography Awards 2011 - Bronze wedding

fiof Professional Photography Awards 2011 - Bronze ritratto

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"La Fotografia è Cultura, un importante linguaggio universale che ci fa uscire dal tunnel dell'ignoranza"

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I più emarginati dell'Africa

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Nel cuore della Foresta del Volcanoes National Park

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Nyungwe Forest National Park - Rwanda

  •  10/01/2020 20:00

Sguardi che vanno oltre le parole

  •  07/09/2019 22:59

La Fotografia per unire e raccontare…

  •  28/08/2019 19:49


Wedding and StoryTelling
Vito Finocchiaro, born in Mascali (Sicily) in 1965, is a freelance photographer and winner of national and international Awards. He learned the secrets of photography from his father and the passion for this form of expression has always been a constant in his life. From 1984 to today his photography is a continuous growth, research and comparison with photographers of the national and international panorama. His way of telling leads him to look for places where shadows and colors become the basic elements to understand and describe a territory. An innate artistic creativity and a way of experimenting that has always distinguished him. His demo-ethno-anthropological researches have allowed him to live and tell about Continents and Peoples, going into the most unusual folds of the World, of which he has documented the most extreme suburbs such as China, Cuba, Peru, Mexico, Kenya, Kenya, Uganda, Rwanda .

Fare storytelling significa raccontare storie in modo coinvolgente e persuasivo. Attraverso il racconto di esperienze, emozioni e valori, lo storytelling crea connessioni emotive con il pubblico, trasmettendo messaggi in modo memorabile e convincente. Il digital storytelling, in particolare, impiega varie forme di media digitale, come testi, immagini, video e audio, per creare narrazioni interattive ed entusiasmanti, ne sono un esempio i tipi di comunicazione aziendale che vengono creati sui social media.